Smaltimento oli esausti fritture

Smaltimento oli esausti fritture

Gli oli esausti vegetali, conosciuti anche come oli esausti solubili, vengono prodotti in seguito alla frittura dei vari prodotti alimentari. Essi, in seguito al calore ricevuto, hanno subìto una trasformazione chimica, in seguito all’ossidazione di alcuni gruppi chimici e all’assorbimento di sostanze inquinanti derivanti dalla carbonizzazione dei residui alimentari. La densità degli oli ossidati fa sì che l’olio galleggi sull’acqua delle fognature, dei laghi e dei fiumi. Questo comportamento è causa di inquinamento ambientale. Il ritiro degli oli esausti consente di riciclare l’olio per l’uso industriale, ad esempio per la produzione di lubrificanti, bio-diesel, tensioattivi e saponi.

Il processo che trasforma l’olio in biodiesel è la transesterificazione. I prodotti di “scarto” di questa reazione chimica sono rappresentati da glicerina e sapone liquido.

Osservando il classico gasolio si noterà che questo ha una viscosità differente dall’olio da cucina. Il gasolio è molto meno viscoso perché la sua struttura chimica manca dei “trigliceridi”, componenti che caratterizzano l’olio da cucina. I propulsori dell’auto, per funzionare, sfruttare la modesta viscosità del gasolio, e così, nella trasformazione dell’olio esausto in biodiesel, bisognerà rendere l’olio fritto meno viscoso, proprio come il gasolio.

A tale scopo, la trasformazione dell’olio esausto in biodiesel inizia con l’impiego di un catalizzatore, ovvero un agente chimico capace di spezzare i legami tra il glicerolo e i tre acidi grassi (il più comune, in questo caso, è il potassio idrossido), il classico legame dei “trigliceridi” viene spezzato a favore dell’introduzione del metanolo che va a creare il metil-estere, il composto protagonista del biocarburante. Il metanolo può essere sostituito dall’alcool etilico (etanolo). Ovviamente, prima di procedere con la trasformazione vera e propria sarà necessario purificare l’olio esausto.