Smaltimento SOA

Smaltimento SOA

Gli scarti derivati dalla lavorazione dei prodotti di origine animale, cioè le parti di animali giudicate non idonee per il consumo umano, o quanto destinato alla distruzione, perché non utilizzabile né per l’industria zootecnica, né come fertilizzante, né idoneo per la produzione di biogas o per il compostaggio, vanno a costituire il complesso panorama dei “sottoprodotti di origine animale”.

La prima regolamentazione della Comunità Europea risale all’inizio degli anni novanta, e il legislatore dispose che tali sottoprodotti potessero essere usati sotto forma di farine nei mangimi, per l’alimentazione degli animali, purché le stesse fossero ottenute in stabilimenti approvati e riconosciuti dall’Autorità Sanitaria, i cosiddetti stabilimenti a bollo CE, e lavorati in condizioni di temperatura e pressione tali da scongiurare la sopravvivenza degli agenti infettivi fino ad allora conosciuti, sia per animali che per gli uomini.

In quegli anni, in base alla pericolosità infettiva, tali prodotti venivano classificati come materiale ad alto rischio e a basso rischio, e, in conseguenza di ciò,  erano destinati ad un trattamento termico più o meno drastico, cui sarebbe comunque seguito un riciclaggio nella catena alimentare animale.

Le emergenze alimentari a cavallo del nuovo millennio ( diossina nel 1999, peste suina classica nel 2000, afta epizootica e, soprattutto, encefalopatia spongiforme bovina, nota come “mucca pazza”, nel 2001), evidenziarono la necessità di scelte diverse da quelle fino ad allora praticate per la gestione dei sottoprodotti.

La conclusione assolutamente innovativa delle varie opinioni scientifiche espresse nella Comunità Europea fu che solo i sottoprodotti derivati da animali che a seguito dell’ispezione sanitaria fossero risultati idonei al consumo umano potessero andare a comporre il substrato per mangimi destinati al consumo animale.
Oltre a ciò, al fine di evitare eventuali rischi arrecabili alla salute animale ed umana, veniva bandito l’uso di farine animali dall’alimentazione dei capi destinati al consumo umano(con poche eccezioni, tra cui latte, grasso suino, pesce).
In altre parole, in linea di massima, oggi è consentito l’uso di farine provenienti da animali sani e solo per l’alimentazione degli animali da compagnia.

Attualmente, il regolamento europeo classifica i sottoprodotti di origine animale, in base all’origine e allo smaltimento, in tre categorie (1,2 e 3). Ecologia Campana è specializzata nello smaltimento dei sottoprodotti di categoria 3, quelli il cui rischio infettivo è minimo o nullo, come le parti animali idonee al consumo umano ma che  non vi sono più destinate per motivi commerciali (grasso, ossa e viscere).
Mediante una serie di trattamenti diversi, tali sottoprodotti  si trasformeranno in quattro categorie di prodotti:

  1. Mangimi per animali da compagnia;
  2. Fertilizzanti;
  3. Prodotti cosiddetti tecnici, come pelli conciate, corde di strumenti musicali, vernici ecc…
  4. Biogas e compostaggio.

Tutta la filiera dei sottoprodotti è sotto la vigilanza dell’Autorità Sanitaria, in parte attraverso medici e veterinari del Sistema Sanitario Nazionale, e in parte mediante i medici ispettori della comunità Europea.